Emilio Cecchi
Emilio Cecchi (Firenze, 1884-Roma, 1966) ha scritto la storia della critica letteraria e del giornalismo culturale italiano della prima metà del Novecento. Partecipò al movimento vociano e fu poi tra i fondatori della «Ronda». Nel corso degli anni collaborò con «Il Marzocco», «Dedalo», «Leonardo», «Nuova Antologia», poi «L’Italia letteraria» e anche con «L’Europeo». Firmò su molti quotidiani, da «La Tribuna» al «Secolo» a «La Stampa»; fu inviato speciale (Messico, Grecia, America...) ed elzevirista del «Corriere della sera»; diresse con Roberto Longhi «Vita Artistica», collaborò alla “Enciclopedia Italiana” di Giovanni Gentile. Modello di lucidità critica e di perfezione formale, scrisse di arte (soprattutto della sua Firenze, il cui spirito antico capì e spiegò come nessun altro), di letteratura italiana (da Giovanni Pascoli a Dino Campana, che scoprì), di letteratura inglese (cultore di Kipling e dei “grandi romantici”, fu anche tra i primi in Italia a segnalare l’Ulisse di James Joyce) e persino di cinema. Trasformò l’impressione di viaggio, la nota, il bozzetto, la lettura occasionale, il “frammento” – fondendo in maniera esemplare forma e sostanza – in “prosa d’arte” (la raccolta Pesci rossi, 1920, è un classico). Accademico dei Lincei dal 1947, diresse con Natalino Sapegno la “Storia della letteratura italiana” che fu pubblicata da Garzanti negli anni Sessanta. Viaggiò molto, lesse ancora di più. Scrisse quanto basta.