Marcantonio Flaminio
Marcantonio Flaminio (1498-1550), figlio di Giovanni Antonio, autore di rime, giunse ancor giovane a Roma e, presentato a Leone X, iniziò a frequentare l’ambiente della corte, conoscendo così Giovan Battista Pio, Filippo Beroaldo il Giovane e Baldassarre Castiglione. Nel corso di numerosi spostamenti perfezionò la sua formazione culturale, già incline all’attività letteraria: fu infatti a Napoli, poi a Bologna, dove studiò filosofia, e a Padova, dove entrò in contatto con Pietro Bembo e con il circolo viterbese di Reginald Pole. Entrò poi al servizio di Matteo Giberti, vescovo di Verona, di Alessandro Farnese e dello stesso Reginald Pole. Partecipò al Concilio di Trento e appoggiò la Riforma cattolica, nella posizione più conciliante e aperta analoga a quella del cardinale Contarini (che venne invece sconfitta con la ripresa del Concilio e la prevalenza dell’ala più conservatrice). Conobbe Juan de Valdès e fu probabilmente influenzato dalle sue idee nicodemitiche. Compose opere di vario genere, tra cui un Compendio della volgar gramatica (Bologna, 1521) e dei Carmina (Venezia, 1548). Fu autore, probabilmente della revisione del Beneficio di Cristo, testo di paternità controversa.