Possiamo considerarlo un esempio di project poetry, questo All you can eat, libro della maturità di Lidia Riviello, tutto concentrato intorno a un nucleo letteralmente indigesto, che il capitalismo, o con Donna Haraway il Capitalocene, nonostante il motivo allegorico gioviano dello spiritus che durissima coquit, non riesce completamente – non ancora – ad assimilare nel doppio senso di questa parola: ed è l’animale necessità del fare cibo di qualcos’altro, qualcun altro, nell’impossibilità di divorare direttamente il sole. Siamo tutti food chains, catene alimentari, e non sappiamo di esserlo, ci ricorda Riviello, ma, come direbbe Aldo Leopold, «troppa sicurezza, a lungo andare, sembra produrre solo pericoli». Così questo libro costruisce un panopticon, un carcere perfetto in cui l'occhio si posa su ogni cosa e di ogni cosa fa commestibile. E allo stesso tempo crea un soggetto molteplice, animale caleidoscopico dalle mille bocche che si disperde in voce neutra, in annuncio pubblicitario-autoritario di un mondo in cui si viene disperatamente parlati da una voce dentro lo stomaco. Fino a farsi e farne continuità digestiva ininterrotta cibo-corpo-casa-mondo, enorme bolo, susseguirsi di s/cene primarie, ironiche cene primarie à la Hillmann, e sempre vagamente antropofaghe. La pandemia della primavera 2020 vi entra per restare, come «sensazione predatoria», messa a fuoco e allo stesso tempo ricordo di qualcosa che ci accorgiamo di conoscere troppo bene da troppo tempo. Già lo scintillio di Neon 80 era di luce fredda, ma in questa raccolta, in cui ogni testo prilla su sé stesso come un piattello e viene fatto brillare come un ordigno, diamo conto che il mondo di Lidia Riviello si è indurito, ridotto a quel residuo in cui tutto si arrende a ciò che è, per quel processo che nel tempo da polpa ci fa diventare quasi solo nocciolo. Tutto si è rappreso, intorno a una poesia che ancora cerca di scavare una via d’uscita. Intanto la guerra, forse, è stata persa da tempo. Laura Pugno
- 978-88-9380-135-5
- 2021
- €12.00
Lidia Riviello
è nata a Roma. Autrice e conduttrice di programmi radiofonici e televisivi (Radiotre, Radiodue, Rai Tre, Rai Uno, La7, Sky), collabora con quotidiani, riviste e blog; organizza eventi e festival di poesia e arte. Il suo primo libro è Aule di passaggio (Noubs 1998); seguono
L’infinito del verbo andare (Arlem 2002, prefazione di Edith Bruck), Rum e acqua frizzante (Perrone 2003, nota di Carla Vasio), Neon 80 (premio Delfini 2007, Zona 2008, nota di Edoardo Sanguineti), Ritorno al video (Signum 2009) e Sonnologie (Zona 2016, nota di Emanuele Zinato). Suoi testi sono tradotti in inglese, francese, giapponese, spagnolo, sloveno, tedesco, arabo e svedese. È presente in Poeti degli anni zero (a cura di Vincenzo Ostuni, Ponte Sisto 2011) e in numerose altre antologie e riviste italiane e straniere.