Enzo ForcellaRaffaele Liucci
BUDDA A FIRENZE
a cura di Sandro Gerbi e Raffaele Liucci
Budda a Firenze è il quarantatreenne Aldo Moro (da pochi mesi segretario della Dc) che, nell’ottobre del ’59, interviene al VII Congresso nazionale del suo partito con una relazione introduttiva di ben quattro ore. Perché Budda? Così lo spiega Enzo Forcella, con la consueta arguzia: perché «ha applicato sino all’esasperazione quella tecnica della “accettazione degli opposti” che i monaci buddisti usano nei loro esercizi spirituali per abituarsi a superare le strettoie della logica convenzionale». È questo l’ultimo dei 28 articoli di Forcella qui proposti, ovvero un’ampia scelta di quelli apparsi sul settimanale «Il Mondo» di Mario Pannunzio fra il 1950 e, appunto, il 1959. La collaborazione fra i due giornalisti si estendeva però anche alla stesura di due rubriche non firmate, essenziali per chiarire la linea politica liberal-radicale del giornale: il «Taccuino» (commenti alle beghe dei partiti) e l’«Archivio» (una sorta di ‘bestiario’ della stampa italiana). Nel corso degli anni Cinquanta, Forcella – definito da Giorgio Bocca «il notista più intelligente che abbia mai conosciuto» – scriverà di democristiani, comunisti, neofascisti, monarchici, liberali, programmi e clientele, campagne elettorali e congressi, comizi e processi al Concordato, cattolici e socialisti alle prese con i primi vagiti del centro-sinistra. Quali i tratti distintivi di questi testi? Innanzitutto, lo stile pacato, forse non brillante come quello di un Montanelli, ma sempre curioso e spesso anche dissacrante. In secondo luogo, la costante attenzione per le varie ‘parrocchie’ politiche italiane, di cui coglie retroscena inediti e gustosi. Infine, la solitudine del laicissimo e terzoforzista Forcella in quei tempi di convulsa costruzione della democrazia parlamentare.
- 978-88-8419-909-6
- 2017
- €20.00
Enzo Forcella (1921-1999), giornalista e scrittore, ha lavorato per numerosi periodici («Il Mondo», «L’Espresso» ed «Epoca») e quotidiani. A proposito di questi ultimi, ha subito due ‘licenziamenti politici’: il primo dalla «Stampa» di Giulio De Benedetti, nel 1959, il secondo dal «Giorno» di Gaetano Alfeltra, nel 1972. Dalla fondazione (1976) è stato editorialista di «Repubblica». Ha inoltre diretto per un decennio (1976-1986) «Radiotre», lanciando programmi di successo come 'Prima pagina'. Ha pubblicato Plotone d’esecuzione. I processi della prima guerra mondiale (con Alberto Monticone, 1968); Celebrazione di un trentennio (Premio Bagutta, 1974); e il postumo La Resistenza in convento (introd. di Pietro Citati, 1999). L’editore Aragno ha pubblicato nel 2012 un’antologia di suoi scritti storici, Apologia della paura, a cura di S. Gerbi e R. Liucci con un ricordo di B. Valli.
Raffaele Liucci (1971), studioso di storia contemporanea, fra l’altro ha pubblicato Spettatori di un naufragio. Gli intellettuali italiani nella seconda guerra mondiale (2001) e, insieme a Sandro Gerbi, una biografia in due tomi di Indro Montanelli (Lo stregone, 2006; L’anarchico borghese (2009); nuova edizione in volume unico, 2014); Leo Longanesi. Un borghese corsaro tra fascismo e Repubblica (2016). Collabora al supplemento culturale del «Sole 24 Ore».
Sandro Gerbi ha pubblicato con Einaudi diversi saggi storici, tra cui, nel 2002, Raffaele Mattioli e il filosofo domato. Ha collaborato per un ventennio alle pagine culturali della «Stampa», del «Corriere della Sera» e del «Sole 24 Ore», oltre che alla rivista «Belfagor».