Cesare Beccaria
DEI DELITTI E DELLE PENE
Prefazione di Piero Calamandrei
L’abolizione della pena di morte ha un grande significato, come riaffermazione suprema del valore morale della persona umana; ma nella repressione dei delitti e nella inflizione delle pene si incontrano ancora, per chi voglia andare a vedere come le leggi sono in realtà applicate, sofferenze fisiche e abbrutimenti forse più crudeli della stessa pena di morte. Troppe volte, volgendoci intorno, ci par che il Beccaria voglia parlar del nostro tempo quando lamenta il «disordine del sistema criminale, dove il perdono e le grazie sono necessarie in proporzione dell’assurdità delle leggi e dell’atrocità delle condanne»; troppe volte i nostri stabilimenti carcerari conservano «la squallidezza e gli orrori» delle prigioni, che destavano nel Beccaria fremiti di pietà e di sdegno, e che gli facevano invocare il tempo in cui «le pene saranno moderate... sarà tolto lo squallore e la fame dalle carceri... la compassione e l’umanità penetreranno le porte ferrate». [...] Dunque anche questi orrori potranno alla fine, a guardarli dall’alto, non esser senza un perché; se avranno servito a ritrovare la libertà, e a restituire a tutti gli uomini che lavorano dignità umana.
Piero Calamandrei
- 978-88-8419-853-2
- 2018
- €15.00
Cesare Beccaria (1738-1794), giurista ed economista, tra i massimi rappresentanti dell’illuminismo italiano, la sua fama è legata principalmente al trattato Dei delitti e delle pene (pubblicato anonimo nel 1764), che pose le fondamenta della scienza criminale moderna. Il successo di quest’opera fu immenso: esaltata dalle più alte personalità del tempo, fu commentata da Voltaire, e gli stessi legislatori dell’epoca non vi rimasero indifferenti, al punto che Caterina II di Russia promosse una riforma del codice penale ad essa ispirata.