Non ha inizio né fine, il Faldone di Vincenzo Ostuni. Il suo «principio di infinitudine», come l’Aion degli antichi, è un processo e non un dato, un’attitudine e non un conseguimento. Eppure un mitobiografico incipit lo prevede: il componimento del cinquenne che, antivedendola, commenta tutta la sua opera a venire («dio ci ha creati», con quel che segue). A sorpresa, ora, un non meno virtuale scioglimento: introdotto da notarili Disposizioni contraddittorie e incomplete per la composizione del Faldone in caso di nostro improvviso decesso o incapacità di impartirle altrimenti. Non è un mistero che, fra i suoi maestri, Ostuni si sia rifatto in primis al Sanguineti di Scribilli, Scartabelli e Corollari tutti virtualmente provenienti, però, da un infantile quadernone TUTTO. L’envoi del Faldone ricorda allora il Novissimum Testamentum che negli anni Ottanta riepilogava un’apocalittica delusione storica e personale. Ma è diverso questo Testamento Postremo, e post-Novecentesco, che dà in un vuoto, anzi uno zero. Annichilente era il lascito di ES: «vi lascio cinque parole, e addio: \ non ho creduto in niente:». Ma lo zero non è il niente. In termini matematici è uno strumento polivalente; un punto da cui, almeno per ipotesi, ricominciare: fuori, magari, dalle mura di parentesi e virgolette che, allegoriche, incorniciano ogni discorso di Ostuni. E infatti questa “emersione” cartacea è insieme la più “politica” (contro «questo zombi boreale, capitale» teorizzando una «violenza di terzo segno») ma anche la più metalinguistica o meta-meta-linguistica (si veda la virtuosistica ottava poesia del Faldone undici). Insomma «il mondo andò in pezzi, ma tutti i pezzi sopravvissero separati». Sul terreno restano «frammenti di risulta da associare, vedi, questa mercataglia di brevi componimenti»; ma con «questi corollari vestiti da teoremi», come il Barone di Münchhausen tanto di Sanguineti che di Zanzotto, è forse possibile puntellare le nostre rovine. Sino magari a intravedere la coda di «una cometa-sistema / ultraluminale»: che, nei suoi «passaggi fra gli universi», miracolosamente li «ricucia forando»: «li strizzi tutti assieme \ esplodendo». Andrea Cortellessa
- 978-88-9380-181-2
- 2022
- €15.00
Vincenzo Ostuni è nato nel 1970 a Roma dove vive e lavora come editor per Ponte alle Grazie. Negli anni Novanta è stato animatore del Laboratorio Aperto di Ricerca Poetica e della rivista «Dàrsena». Nel 2004 ha pubblicato Faldone zero-otto. Nel 2009 è stato fra i vincitori del Premio Delfini. Il suo secondo libro, Faldone zero-venti (poesie 1992-2006), è uscito nel 2012. Il presente è un estratto del Faldone zero-trentanove (poesie 1992-2010). Ha curato Poeti degli anni Zero, che antologizza tredici autori contemporanei (L’Illuminista numero 30, 2010; 2011). È redattore del «Caffè illustrato», collaboratore di «alfabeta2» e fra gli organizzatori della rassegna di letteratura ESCargot. È stato tra i fautori di Generazione TQ.