Marino Freschi
GERMANIA 1933-1945: L'EMIGRAZIONE INTERNA NEL TERZO REICH
Il saggio si confronta con una costellazione di scrittori, i quali per motivi diversi decisero di restare nel Terzo Reich, pur non condividendo l’ideologia e la politica del regime e respingendo (tratto, questo, comune e identitario), l’antisemitismo. Potremmo parlare di un gruppo di ‘naviganti’ o di naufraghi incerti tra l’adesione al nazismo o l’esilio. Pur non costituendo una corrente letteraria, presentano forti analogie: in maggioranza lasciarono le grandi città per trasferirsi in piccoli paesi, se non perfino in casolari isolati, in campagna e nei boschi, seguendo una propensione non rara in Germania, che aveva antiche radici, ravvivate nell’età romantica, da cui mutuarono una vivace tendenza verso la spiritualità e la poesia dell’“interiorità”. Altri connotati comuni: una diffusa diffidenza verso la vulgata razionalista insieme a un patriottismo che giungeva fino all’adesione alle tesi della “Rivoluzione Conservatrice”. Alcuni di questi scrittori - come Benn (cui si deve la denominazione) e Jünger costituirono l’Emigrazione aristocratica, tornando volontariamente nell’esercito, un’istituzione che resisteva all’ingerenza nazista. Quale fu il principale collante di questa nebulosa? L’amore ‘radicato’ per la terra tedesca e per la lingua materna, la Muttersprache.
- 978-88-9380-062-4
- 2020
- €18.00
Marino Freschi , professore emerito di Letteratura Tedesca dell’Università di Roma Tre, ha insegnato a Parma, Napoli e Roma, con soggiorni di studio e d’insegnamento a Zurigo, Vienna, Berlino, Friburgo e Weimar; studioso dell’illuminismo tedesco e dell’“età di Goethe”, nonché del Primo Novecento; ha scritto saggi sull’esoterismo nel Settecento, nonché sulla letteratura austriaca, ebraico-tedesca, con saggi su Thomas Mann, Hermann Hesse, Kafka, La Vienna di fine secolo e La letteratura tedesca di Praga, come pure sulla crisi del 1918. Ha curato La Storia della civiltà letteraria tedesca e La mia Germania e La mia Italia. Ha curato inoltre Il Gran Cofto di Goethe e La città senza ebrei di Hugo Bettauer. Dirige la rivista «Cultura Tedesca» e membro di comitati scientifici di varie riviste germanistiche europee. Collabora a diversi giornali nazionali.