Giovanni Botero
I CAPITANI
a cura di Alice Blythe Raviola
È il 1603. Giovanni Botero, già celebre per la Ragion di Stato e per le Relazioni universali, si reca in Spagna con i figli di Carlo Emanuele I di Savoia in qualità di loro precettore. Lì, oltre a conoscere a fondo il paese, la lingua e gli usi di una corte dominata dal duca di Lerma, approfondisce la riflessione sulle biografie di uomini illustri da proporre come exempla agli allievi. Così, ai due volumi dei Prencipi cristiani editi a Torino nel biennio 1601-1603, si affiancano I capitani stampati da Giovan Domenico Tarino nel 1607 ora riproposti. Si tratta delle vite di Francesco ed Enrico di Guisa, di Anne de Montmorency, del duca d’Alba Fernando Álvarez de Toledo e di Alessandro Farnese, uomini d’arme e ferventi cattolici; ma si tratta, una volta di più, della storia contemporanea – la Francia dilaniata dalle guerre di religione, le Fiandre tormentate dalla ribellione – che irrompe fra le pieghe dell’agiografia. Anche le Relazioni aggiuntive che qui compaiono (di Spagna, dello Stato della Chiesa, del Piemonte, di Nizza e di Ceylon) e i Discorsi curiosi su nobiltà, monarchia e duchi sabaudi rispondono alle logiche di aggiornamento sempre care all’autore, pur se ispirato più che mai dall’effetto encomiastico.
- 978-88-8419-903-4
- 2017
- €30.00
Giovanni Botero (1544-1617), nativo di Bene Vagienna, educato giovanissimo presso il Collegio dei Gesuiti di Palermo, maestro di retorica a Macerata e a Loreto, quindi in Francia e poi a Roma e Milano, segretario di Carlo e Federico Borromeo, nel 1589 pubblicò a Venezia, per i tipi di Giovanni Giolito de’ Ferrari, i dieci libri della Ragion di Stato. Un anno prima aveva dato alle stampe un altro saggio fondamentale, il Delle cause della grandezza e magnificenza delle città, mentre nel 1591 sarebbe apparsa la prima edizione delle Relazioni universali: al di là delle sue molte altre opere, il trittico lo avrebbe consacrato alla fama europea e gli avrebbe offerto nuove prospettive d’impiego. Botero, che aveva lasciato la Compagnia di Gesù nel 1580 in seguito a screzi interni e a una forma di malinconica depressione, accettò di servire il duca Carlo Emanuele I di Savoia e nel 1599 divenne precettore dei suoi tre figli maggiori. In seguito al soggiorno spagnolo del 1603-1606 – di cui anche I capitani sono frutto – si occupò dell’educazione degli altri due principi,Tommaso e Maurizio, e scrisse, nelle vesti di abate di San Michele della Chiusa, alcuni componimenti di soggetto religioso ripiegandosi in un pacato raccoglimento spirituale.
Blythe Alice Raviola è ricercatrice in Storia moderna presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegna Metodologia dello studio della storia. Membro dell’Instituto universitario “La corte en Europa” (IULCE) dell’Università Autonoma di Madrid, per i tipi di Nino Aragno ha curato l’edizione delle Relazioni universali, in tre volumi (2015-2017) e de I capitani con altri discorsi curiosi (2017).