Arrigo Cajumi
I MIEI LIBERTINI
Tra le cattedre di Arrigo Cajumi, risalterà la terza pagina. In particolare distinguendosi come ritrattista secondo la lezione di Sainte- Beuve: la vita (la biografia) non separata dalla letteratura, la vita che permea l’opera. I miei libertini è un suo libro involontario, un’antologia di pagine, apparse soprattutto su La Stampa, dedicate alle intelligenze o di nascita o di scuola o di frequentazione piemontese, tra cultura e politica, dall’ottocentesco Angelo Brofferio a Piero Gobetti, da Guido Gozzano a Antonio Gramsci, da Giovanni Giolitti a Benedetto Croce, da Leone Ginzburg a Augusto Monti, da Luigi Einaudi a Cesare Pavese. Libertini – come spiegò Ferdinando Neri, un maggiore di Cajumi, presentando il journal dell’allievo Pensieri di un libertino - “nel significato che la parola acquistò particolarmente nel francese del Seicento e che si connette con la libertà di pensiero: libertà che, accusata di licenza, venne confusa con quella del costume”. Via via a comporsi (a ricomporsi) è un ideale mondo di ieri, venerato tanto profondamente quanto sobriamente, nella consapevolezza, e nella fierezza, della sua irripetibilità.
- 978-88-9380-307-6
- 2024
- €25.00
Arrigo Cajumi (Torino 1899-Milano 1955) fu giornalista (corrispondente de La Stampa da Londra e Ginevra), scrittore, efferato critico letterario (“limone sott’aceto”, lo battezzò Ugo Ojetti), dirigente d’azienda (amministratore delegato della Cock-Italia). Un geniale “dilettante” fra cultura e politica. Diplomatosi in Ragioneria nella città dove il ragionier Montale esordirà con Ossi di seppia, collaborò con Piero Gobetti e improntò, con Cesare De Lollis e Ferdinando Neri, la rivista La cultura. Devoto a Voltaire e a Sainte-Beuve, attraversò il Ventennio collezionando due arresti, una diffida, tre perquisizioni, e componendo un journal che è il suo capolavoro, Pensieri di un libertino. Nel dopoguerra collaborerà assiduamente a La Stampa (suo il necrologio di Cesare Pavese) e al Mondo di Mario Pannunzio. Pubblicando un romanzo, Il passaggio di Venere, e la raccolta di saggi (uscita postuma) Colori e veleni.
Bruno Quaranta (Torino, 1953), giornalista. Formatosi al Giornale di Indro Montanelli, per trent’anni redattore e critico letterario di Tuttolibri-La Stampa, collabora ora con La Repubblica. Tra i curatori dell’opera omnia di Giovanni Arpino per Rusconi, è autore fra l’altro di Le nevi di Gobetti (Passigli) e Una città per Proust (Hacca). Per Aragno ha curato, di Arturo Carlo Jemolo, Il malpensante; di Luigi Salvatorelli La pazienza della storia; di Manlio Brosio Riflessioni su Gobetti.