Giuseppe Prezzolini
IDEARIO
Prefazione di Beppe Benvenuto
Apparso nel 1967 per le Edizioni del Borghese, Ideario raccoglie testi sparsi che coprono un arco di tempo di quasi sessant’anni: sentenze, aforismi, riflessioni, provocazioni e paradossi ordinati alfabeticamente, dalla A di “Abiti” («Si dice che l’abito non fa il monaco; è vero: ma l’aiuta ad esserlo») alla W di “Welfare State” («Nessun Stato è caritatevole, come dovrebb’essere quello cristiano; perché è soltanto interessato»). Il volume tocca i temi più vari legati ad avvenimenti, persone e fenomeni del Novecento, fra politica, costume e cultura. «Una specie di almanacco rapsodico dell’umanità – scrive Beppe Benvenuto nella prefazione – oltre che un personalissimo zibaldone e un riassunto di più di mezzo secolo di vita attiva». Opera pungente e divertente, condensato di idee “contro” e abecedario di un modo di stare al mondo, l’«antologia di idee» di Giuseppe Prezzolini contiene «la sua filosofia, le sue opinioni, i suoi guizzi, le sue idiosincrasie, il suo genio precoce come si può constatare confrontando le osservazioni giovanili con le tardive». Sfogliarla, è un utile diletto, oggi come ieri.
- 978-88-8419-876-1
- 2018
- €20.00
Giuseppe Prezzolini Giuseppe Prezzolini (Perugia, 1882-Lugano, 1982) è stato giornalista, editore, polemista e impareggiabile “imprenditore di cultura”. Con Giovanni Papini, nel 1903, fonda «Il Leonardo» e poi il settimanale «La Voce» (1908-16), termine di paragone e di opposizione di tutte le riviste culturali del Novecento. Nello stesso periodo dà vita alla Libreria della Voce, casa editrice gestita dallo stesso gruppo di intellettuali. Interventista tiepido, allo scoppio della Prima guerra mondiale è al fronte come ufficiale. Alla fine degli anni Venti, dopo un breve periodo a Parigi, si trasferisce a New York, dove insegna alla Columbia University (per finire la carriera come professore emerito di italianistica), dirigendo la Casa italiana di Cultura. Dagli Stati Uniti scrive anche sui quotidiani «Il Tempo», «Il Resto del Carlino» e sin dal 1950 sul «Borghese» di Leo Longanesi. Rientrato in Europa agli inizi degli anni Sessanta, per qualche tempo soggiorna in Italia, poi nel 1968 si ritira a Lugano, continuando a collaborare con giornali e riviste. Tra i suoi libri (memorie, saggi, biografie, impressioni di viaggio), da ricordare L’italiano inutile (1954), Ideario (1967) e il Manifesto dei conservatori (1972).