Joris-Karl Huysmans
LA CATTEDRALE DI CHARTRES
a cura di Roberto Rossi Testa
Da un romanzo edito nel 1898 dall’autore di À rébours e di Là bas, un romanzo denso di conati di conversione a un cattolicesimo ch’è stato giudicato ora mistico, ora estetizzante, un’ardita operazione di rilettura ha fatto cadere le parti narrative. Non è un «libro condensato»; non è nemmeno una proposta antologica. È molto di più e di diverso. È un disvelamento. Cade il sottile velo di Maya d’una finzione letteraria che in fondo poco interessava a Joris-Karl Huysmans, e al di sotto di esso affiora un testo polito e splendente, dotto e improponibile, antistorico magari, almeno quanto può esserlo la rutilante Sainte-Chapelle del Palais de Justice, che domina con la sua guglia ferrea l’area occidentale dell’Ile de la Cité e ch’è una grande falsificazione di Eugène Viollet-le-Duc. Falsità, scenografia, sogno romantico senza i quali la nostra idea di medioevo – che storia e filologia si incaricano della fatica di Sisifo di risistemare e di disincantare di continuo – non sarebbe quella che è; e la nostra Europa, il nostro Occidente, non sarebbero stati (nel bene e nel male), quelli che sono stati. Dal momento che Chartres chiama insistentemente l’Oltreoceano, il sogno neomedievale del monastero del Cloister smontato in Spagna e rimontato su pietra a dominare il corso dello Hudson, e le fantasie reazionarie e libertarie del "bramino" bostoniano Henry Adams, europeo nel sangue dei suoi avi – «il miglior sangue d’America»... – e nel desiderio. La vera storia della cattedrale di Chartres dovremo leggerla altrove. Ma qui, in queste pagine di Joris-Karl Huysmans, c’è qualcosa di più. C’è la "nostra" storia, la storia del nostro essere europei e occidentali, la storia delle nostre radici autentiche e di quelle immaginarie, che magari sono ancora più forti e profonde delle prime.
- 978-88-8419-006-1
- 2000
- €8.26
Joris-Karl Huysmans (1848-1907), di padre olandese e di madre parigina, per trent’anni funzionario al Ministero degli Interni (1869-1898), fece parte della scuola naturalista (Marta, 1876; Le sorelle Vatart, 1879), distaccandosene con Alla deriva (1882), tra naturalismo e simbolismo; ma fu Controcorrente (1884), la storia dell’esteta Des Esseintes, a dargli la fama e a segnare il suo passaggio al decadentismo. La matrice naturalistica torna nel successivo In rada (1887) – il suo capolavoro – ma mescolata a un gusto per l’allucinazione surreale che non ha pari nel secondo Ottocento francese; e in Laggiù (1891), un romanzo sul satanismo. Dopo la clamorosa conversione al cattolicesimo, pubblicò ancora tre romanzi, In strada (1895), La cattedrale (1898) e L’abietto (1903), e la biografia di Santa Lidwina di Schiedam (1901).