Carlo Dossi
LA COLONIA FELICE
Utopia lirica
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La colonia felice apparve nel 1874 per Natale in duecento copie. Carlo Dossi definì l’opera “un romanzo giuridico”. La Patria esilia una tribù di galeotti in un’ignota terra frammezzo al mare. Preferendo valersi, ringuainata “l’addentellata spada della sempre-iniqua Giustizia”, di “quella Ingiustizia pietosa, che ha nome Clemenza”. Un atto di liberalità che ha, insieme, il respiro di un’autocritica (Sua Maestà riconosce come la stessa Patria sia rea dei delitti via via compiuti, non avendo saputo o voluto medicare la miseria che li ha nutriti). In un ventennio questa Utopìa lìrica ebbe sei edizioni. L’ultima preceduta da una “Diffida”. L’autore, influenzato dalle teorie di Cesare Lombroso, aveva accantonato l’illusione che il criminale sia redimibile. Altro l’insegnamento della scienza, della psichiatria, della chimica orgànica, della statistica criminale: “L’uomo malvagio non è correggibile”. Perciò “la mia Colonia felice è uno spropòsito, un errore – errore di crosta e di mòllica”.
- 978-88-9380-323-6
- 2024
- €15.00
Carlo Dossi (Alberto Carlo Pisani Dossi) nacque il 27 marzo 1849, il giorno della battaglia di Novara, a Zenevredo, un borgo dell’Oltrepò pavese, e morì nel 1910 a Cardina (Como), nell’abitazione di campagna Il Dosso. Di famiglia aristocratica, laureatosi in Giurisprudenza a Pavia, intraprenderà la carriera diplomatica, divenendo segretario particolare di Francesco Crispi. Nel segno della Scapigliatura, riconoscendo quale mentore Giuseppe Rovani, si svolse, parallelamente, la sua testimonianza letteraria, ribelle “ai canoni della convenzione borghese espressiva”, come osserverà Gianfranco Contini. Tra le sue opere, con La colonia felice, L’Altrieri, Vita di Alberto Pisani, Goccie d’inchiostro, Dal calamajo di un mèdico, La Desinenza in A, I Mattòidi, Amori, Note azzurre. “Un autore come il Dossi – ha osservato Dante Isella, il filologo che ne ha curato l’edizione delle Opere – costruisce la sua storia di libro in libro non, manifestamente, sul piano dell’affabulazione, ma della scrittura”.
Bruno Quaranta (Torino, 1953), giornalista. Formatosi al Giornale di Indro Montanelli, per trent’anni redattore e critico letterario di Tuttolibri-La Stampa, collabora ora con La Repubblica. Tra i curatori dell’opera omnia di Giovanni Arpino per Rusconi, è autore fra l’altro di Le nevi di Gobetti (Passigli) e Una città per Proust (Hacca). Per Aragno ha curato, di Arturo Carlo Jemolo, Il malpensante; di Luigi Salvatorelli La pazienza della storia; di Manlio Brosio Riflessioni su Gobetti.