Cesare Lombroso
LA DELINQUENZA NELLA RIVOLUZIONE FRANCESE
La Storia è sancita da un capriccio, l’uomo agisce da sonnambulo, ignaro che tra agnello e lupo, tra carne e carnefice, tra preda e predatore la distanza è una finestra, una filastrocca. Più che guida, egli è guidato dai dettami della bramosia, dalla necessità di uccidere, da ambigue ambizioni. In una frase, di epigrafica sapienza, Cesare Lombroso dice tutto: “Quella che si suole chiamare Rivoluzione dell’89, non fu che una grande rivolta e un grande delitto politico che servì ad aumentare una triste serie di comuni delitti”. In una frase, appunto – sintetica sentenza che identifica la geologia dello stile, la prestanza stilistica – Lombroso riassume i temi fondamentali del dibattito: la Rivoluzione francese non fu una rivoluzione, “effetto lento, preparato, necessario… espressione storica della evoluzione” ma una rivolta, “precipitosa, artificiale”, che risponde “a cause poco importanti, non di rado locali”. La rivoluzione comporta un cambiamento radicale, la rivolta una muta superficiale, mediata, mediatica, presto sopita. La rivolta, soprattutto, è affamata di sangue, si afferma nel sangue, ne ha bisogno, proclama la felicità – “Lo scopo della società è la felicità comune”, recita il primo articolo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1793 – perché propugna l’infelicità.
- 978-88-9380-109-6
- 2021
- €12.00
Cesare Lombroso è stato un medico, antropologo, filosofo, giurista, criminologo e accademico italiano, da taluni studiosi definito come padre della moderna criminologia. Esponente del positivismo, è stato uno dei pionieri degli studi sulla criminalità, e fondatore dell'antropologia criminale.