Hugo von Hofmannsthal
LA LETTERATURA COME SPAZIO SPIRITUALE DELLA NAZIONE
In una epoca di crisi dei valori, un poeta, un grande poeta, si discosta dalla poesia per volgersi in pensatore politico della nobile “rivoluzione conservatrice”, un fenomeno europeo e un moto di ribellione spirituale che ebbe tra i suoi alfieri Nietzsche e Dostoevskij. Una ‘filosofia politica’ mitteleuropea, in contesa con il razionalismo occidentale. Dove si adunano lo spirito della nazione oltre il nazionalismo, la Tradizione, il ruolo fondante della lingua e della letteratura, dei creatori e soprattutto i poeti, gli esemplari più alti dell’umanità che lo stesso Hofmannsthal definiva “persone di spirito”. Questi scritti del poeta austriaco svelano il volto di un mondo in rovina, e la resistenza di chi assunse su di sé lo strenuo compito di immaginare un nuovo destino. L’eco di queste parole ispirate si ripercuotono ancora oggi su di noi. Siamo posti nell’urgenza dello stesso compito: quello di ripensare l’Europa.
- 978-88-9380-044-0
- 2019
- €15.00
Hugo von Hofmannsthal (Vienna 1874-Vienna 1929), scrittore, poeta, drammaturgo. Enfant prodige, già a sedici anni pubblicò le prime poesie, sotto pseudonimo. I primi anni della sua vita sono dedicati alla poesia e al dramma. Successivamente, dopo una profonda crisi creativa, dettata anche dal timore di scadere nell’estetismo fine a sé stesso, abbandona la poesia e il lirismo – la lettera Ein Brief [Lettera di Lord Chandos], su «Der Tag», del 18 ottobre 1902, ne rappresenta l’espressione pubblica – per dedicarsi interamente al teatro. Uno degli incontri capitali fu quello con il musicista Richard Strauss, che sfociò in una collaborazione ventennale, “dando origine a un dramma musicale in cui la parte librettistica assumeva un rilievo letterario di primo piano”. Dopo il 1915, viaggiò molto, tra Berna, Zurigo, Praga, Venezia, Salisburgo, Parigi, Berlino, Roma ecc. Fondò la rivista «Neue Deutsche Beiträge» (1922-1927). Nell’ultimo periodo della sua vita, nel dopoguerra, Hofmannsthal fu promotore di un progetto culturale che consentisse all’Europa di attingere nuovamente alla propria identità culturale, uscita in macerie dal conflitto. A tal proposito, favorì il Festival di Salisburgo. Fu inoltre il primo ad utilizzare il termine Konservative Revolution, il 10 gennaio 1927, nel corso di una conferenza a Monaco di Baviera il cui tema era precisamente: “La letteratura come spazio spirituale della nazione”.