Poggio Bracciolini
L'AVARIZIA
a cura di Claudio Piga e Giancarlo Rossi
Il dialogo di Poggio Bracciolini sull’avarizia si svolge fra quattro amici, alla presenza di Poggio, che ne registra le voci e invia il manoscritto, con dedica, a Francesco Barbaro: per la pubblicazione, se l’amico la riterrà opportuna, e perché l’operetta, sostenuta dalla sua autorità, sia «apprezzata anche da altri». Questa, perlomeno, è la finzione letteraria. Da principio Poggio riteneva poco opportuna la divulgazione del dialogo, come apprendiamo da una sua lettera a Niccolò Niccoli. L’argomento del dialogo, l’avarizia, è scottante, perché il pontefice allora regnante, Martino V, aveva fama di non essere esente da questo vizio. Di fatto, il dialogo comincia a circolare già dal 1429, ma Poggio continuerà a rivederlo, migliorandone lo stile, ma anche omettendone le parti polemiche contro i frati predicatori. Fu pubblicato a stampa, a Strasburgo, nel 1511, insieme ad altre opere di Poggio; quindi fu ristampato nel 1513, presso lo stesso editore, Schott, in un’edizione ampliata delle opere, su cui si basa il testo utilizzato per questo volume.
- 978-88-8419-728-3
- 2015
- €12.00
Poggio Bracciolini (1380-1459) fu un umanista e storico italiano. Avviato alle lettere da Coluccio Salutati, amico e corrispondente di Leonardo Bruni e di Niccolò Niccoli, nel 1404 divenne abbreviatore apostolico a Roma e poi, come segretario apostolico, fu al concilio di Costanza (1414-18). Deposto Giovanni XXIII il 29 maggio 1415 e disciolta la Curia, Poggio preferì restare nella città tedesca in attesa delle ulteriori decisioni del concilio, dedicandosi alla ricerca di manoscritti di opere classiche. A lui si devono la scoperta di molte orazioni di Cicerone, delle Institutiones oratoriae di Quintiliano, del De rerum natura di Lucrezio, delle Silvae di Stazio e delle Punica di Silio Italico. Dal 1418 al 1422 dimorò in Inghilterra; poi fu di nuovo a Roma e, dal 1453 al 1458, a Firenze come cancelliere della Repubblica. Tra le sue opere si ricordano i Dialoghi; i 4 libri De varietate fortunae (1431-48); le Facetiae (1438-52); l’Historia Florentina (dal 1350 al 1445); alcune invettive e un ricchissimo epistolario.