Il rapporto instaurato dal Leopardi con il suo tempo, nel corso di una breve e tormentata esistenza, si presenta come tutt’altro che agevole e limpido, anzi difficile, faticoso e contraddittorio: il che non è stato senza riflessi dannosi anche ai fini dell’apprezzamento e intendimento critico della sua poesia, a partire dai contemporanei e fino ai nostri giorni. [...] Sta di fatto che il riconoscimento della funzione rappresentativa del Leopardi, e dunque della sua grandezza, non è stato, come per esempio per Goethe o per Manzoni – qualcosa di immediato e di comunemente accettato, bensì il risultato di un lungo processo, una scoperta lenta e tuttora in corso (Natalino Sapegno)
978-88-8419-265-X
2006
€30.00
Natalino Sapegno
(1901-1990), critico e storico della letteratura italiana, accademico dei Lincei dal 1954, poi docente di letteratura italiana alle Università di Palermo e di Roma. Collaboratore di «Rivoluzione liberale», sviluppò, in sintonia con il gruppo gobettiano la polemica con la scuola gentiliana e maturò l’adesione al metodo crociano, da cui poi si distaccò definitivamente. Notevoli per metodo critico – interpretativo sono le edizioni commentate e curate di opere di Petrarca, Boccaccio, Dante, Poliziano. Fra le ristampe più recenti: Il Trecento (Milano, 1982), Frate Jacopone (Aragno, 2002), Pagine di storia letteraria (Firenze, 1985), Ritratto di Manzoni e altri saggi (Bari, 1986) e infine la terza edizione del Compendio di storia della letteratura italiana (3 voll. Firenze, 1989).