Ernst Bernhard
LETTERE A DORA DAL CAMPO DI INTERNAMENTO DI FERRAMONTI (1940-41)
a cura di Luciana Marinangeli
Come si resiste in un posto desolato e selvaggio a 47 gradi di temperatura e 88 di umidità, dove si è stato deportato innocente incatenato con altri uomini, donne e bambini innocenti, nell'Italia fascista che si è appena messa d'accordo con la Germania per sterminare gli «stranieri nemici»? Come si esce vivo da quei terreni malarici e non ci si fa mandare ad Auschwitz? Come si sostiene da lontano una fidanzata complicata, disperata e dipendente rimasta sola a Roma? In quale poetico modo si crea un contatto che la rassicuri e l'avvicini più direttamente delle lettere, descrivendole lo stesso cielo stellato che possono vedere entrambi anche se lontani? E, inoltre, come si prova a convincere il censore che non si è poi così nemici? E al contempo, con quali mezzi si può radiografare la mente dei nemici supremi, Hitler, Mussolini? E, se si è la fidanzata di quest'uomo troppo magnetico e importante, come si fa non solo a fargli sentire un affetto adorante pur se con soprassalti di indipendenza, ma a imboccare tra mille ostacoli la strada che la porterà al salvatore del suo amore lontano? Sono le domande a cui tentano di rispondere queste lettere che si scambiarono Dora Friedlander ed Ernst Bernhard, lo psicoterapeuta berlinese collega di Jung, che era emigrato in Italia nel 1936 per fuggire dalla Germania nazista ma nel 1940 fu internato nel campo fascista di Ferramonti, in Calabria - un «campo buono», ma sempre campo con filo spinato e censura. Le lettere vedono la luce a 60 anni esatti dalla sua liberazione. Qui è Bernhard in persona che parla, col suo italiano mai completamente dominato.
- 978-88-8419-513-5
- 2011
- €30.00
Ernst Bernhard (1896-1965), medico e psicanalista tedesco. Di sentimenti socialisti simpatizzò per il movimento di Wondervogel e negli anni 1918-1919 partecipò alla rivoluzione bavarese ed a quella austriaca. Laureatosi in medicina, mostrò molto interesse per la psicanalisi, studiando con impegno l’analisi freudiana e junghiana. Infatti, dal 15 ottobre 1935 al 17 marzo 1936, lavorò con Carl Gustav Jung. Venne in Italia nel 1936 e si stabilì a Roma, dove strinse amicizia con gli psicanalisti più conosciuti della capitale. Arrestato nel giugno del ’40 per effetto delle leggi razziali e trattenuto per alcuni giorni nel carcere di Regina Coeli, fu internato a Ferramonti di Tarsia. Lasciò il campo l’11 aprile del 1941; dopo l’internamento, riprese la sua attività professionale prima a Roma e poi a Bracciano, dove fondò l’Associazione Italiana di Psicologia Analitica: AIPA.