Agostino Nifo
L’IMMORTALITÀ DELL’ANIMA
Contro Pomponazzi
Introduzione, testo e note a cura di José Manuel Garcìa Valverde, traduzione dal latino a cura di Francesco Paolo Raimondi
Pubblicato il 27 ottobre 1518, e in seconda edizione nel 1521, il De immortalitate animae è certamente il più significativo degli scritti in polemica con l’omonima opera di Pietro Pomponazzi. L’immediata risposta del filosofo mantovano, che in poco più di due mesi portò a termine il Defensorium (explicit del 5 gennaio 1519), è segno dell’importanza che egli riconosceva al testo nifiano. A Pomponazzi, Nifo contesta di non avere trattato il tema dell’immortalità da peripatetico ortodosso e di aver tenuto in poco conto, o di aver ignorato, i testi aristotelici che, a suo avviso, non sono interpretabili in senso mortalistico. Pur ammettendo che il pensare, come operazione propria dell’anima, dipenda dall’immaginazione sensibile nell’unione con il corpo, in accordo con le tesi tomistiche Nifo ritiene che l’attività intellettiva, e quindi anche l’anima, abbia un’autonoma sussistenza dopo la morte.
- 978-88-8419-404-6
- 2009
- €35.00
Agostino Nifo (1469 ca.-1537), discepolo a Padova dell’averroista Nicoletto Vernia, fu docente in quella università di filosofia naturale (1492-1497). Appartengono al periodo padovano il De intellectu, la Destructio destructionum, il De animae beatitudine, il De daemonibus e il commento al De anima. Dal 1500 al 1507 condusse a termine il De physico auditu, il De substantia orbis e il Dilucidarium. Nel 1518, sollecitato da Ambrogio Flandino, scrisse il De immortalitate animae contro Pomponazzi, e successivamente diede alla luce le sue opere politiche, il De regnandi peritia (1523) e il De rege et tyranno (1526).
José Manuel García Valverde è ricercatore presso la Facoltà di Filosofia dell’Università di Siviglia, dove ha conseguito nel 2004 il Dottorato di ricerca. Si è occupato dello sviluppo dei concetti di anima e mente nell’Umanesimo, in particolar modo nella filosofia aristotelica del secolo XVI. Su questi argomenti ha scritto alcuni saggi pubblicati su riviste come «Bruniana & Campanelliana», «Historia philosophica», «Asclepio». Attualmente partecipa al progetto di edizione delle opere di Gerolamo Cardano: di questo autore ha curato le edizioni del De immortalitate animorum (2006) e del De uno (2009).
Francesco Paolo Raimondi (Taranto, 1943), docente di Storia e Filosofia nei Licei Classici di Stato e Dirigente scolastico, conduce da anni ricerche su Giulio Cesare Vanini, di cui ha tradotto in italiano il De admirandis e l’Amphitheatrum. Oltre a numerosi articoli su Vanini, Scaligero, Cardano, Pomponazzi, Marino, pubblicati in atti di convegni e su riviste italiane e straniere, è autore di una voluminosa biografia vaniniana (Giulio Cesare Vanini nell’Europa del Seicento, 2005), nonché di saggi sull’attività storiografica di Antonio Corsano e sull’incontrologia del polacco Andrzej Nowicki. Ha altresì curato il sito ‘Giulio Cesare Vanini’ per l’Iliesi (CNR).