Charles-Maurice de Talleyrand
MEMORIE
traduzione e cura di Vito Sorbello
Nel Dictionnaire des idées reçues, tra i lemmi «Traspirazione (dei piedi)» e «Tolleranza (casa di)», Flaubert fa figurare «Talleyrand (principe di): indignarsi contro». L’indignazione contro Talleyrand è stata una ginnastica dello spirito, lo scarico di coscienza dei suoi contemporanei,così pure dei posteri. Tutti hanno assaporato il piacere di infierire su di lui. I temi sono sempre gli stessi: il tradimento, l’apostasia, la corruzione, il crimine. Sotto quest’uragano, Talleyrand non trema e non arretra. Imperturbabile come una sfinge continua a tessere la sua tela. Dal 1812 al 1838, quando è ancora immerso nelle affaires che un nuovo assetto daranno all’Europa, questo virtuoso della politica è parimenti impegnato nella stesura e nella riscrittura delle sue Memorie. Talleyrand non scrive per una sorta di rivincita postuma sulle sconfitte o sulle delusioni della vita, alla maniera di uno Chateaubriand o del Cardinale di Retz. Le sue Memorie non sono un atto di confessione o di testimonianza sul suo tempo. Come dice Albert Sorel, gli uomini come Talleyrand non compongono le loro memorie per il piacere di dire la verità. Essi intrigano ancora scrivendo, «è l’ultimo affare della loro vita ma è pur sempre un affare». Tra detto e non detto, tra rivelazioni e silenzi, tra mezze verità e mezze bugie, ci si deve dunque destreggiare, quando si ha che fare con un uomo che ha fatto della dissimulazione un’arte e una maniera di vivere, il segno di un calcolo e di una strategia. Queste Memorie sono fatte della stessa finissima pasta di cui è fatta la conversazione della società del regno Luigi XV. Le parole e le frasi lasciano intuire un senso ulteriore dietro a quello che dicono. Tutto vi trapela per allusioni e sottintesi. L’uomo complesso e successivo che è Talleyrand, «il più impenetrabile e il più indefinibile degli uomini», vi appare come il Gran Ciambellano della Storia. Come colui che si limita a siglare gli avvenimenti più che a farli. L’autore dell’ultimo colpo di pollice dato alle cose che decide del senso.
- 978-88-8419-522-7
- 2011
- €150.00
Charles-Maurice de Talleyrand (1754-1838), appartenente all'illustre Casato dei Talleyrand-Périgord, fu principe, vescovo, politico. Servì la monarchia di Luigi XVI, poi la Rivoluzione francese nelle sue varie fasi, l'impero di Napoleone Bonaparte e poi di nuovo la monarchia, questa volta quella di Luigi XVIII, fratello e successore del primo monarca servito.Di grande intelligenza politica, fu, con Metternich, il "regista" del congresso di Vienna.
Vito Sorbello per la casa editrice Aragno ha tradotto e curato: Viaggio in Italia di Taine (2003); la corrispondenza tra Gustave Flaubert e George Sand, Fossili di un mondo a venire (2004); Gli Dei antichi di Mallarmé (2008); l’edizione integrale del Journal. Memorie di vita letteraria dei fratelli Goncourt (7 voll., 2007-2009); le Memorie di Talleyrand, principe di Benevento (5 voll., 2011); i Lunedì. Principesse, amanti, salonnières e muse galanti di Charles-Augustin de Sainte-Beuve (3 voll., 2013); la corrispondenza di Arthur Rimbaud Non sono venuto qui per essere felice (2014); la corrispondenza di Stendhal Il laboratorio di sé (6 voll., 2016-2017).