Figure del mito e bibliche accompagnano i viaggi iniziatici di questi poemetti drammatici e drammaturgici; Roberto Rossi Testa afferma: «Non sono morti i miti / se in ogni luogo smaglia / dal catrame la luce / che non si fissa impuni / e sotto stracci e in zoccoli / e un dio che ambiguo parla». Il poeta mette in scena avventure esistenziali che si trasformano in avventure simboliche (e viceversa); come nelle poesie di Rosita Copioli e di Giuseppe Conte; ma senza le immagini panteistiche di questi; semmai con suggestioni liturgico-rituali tipiche delle quêtes medioevali. Crociati, ulissidi o esploratori orfici, gli «incursori dell’anima» di Rossi Testa hanno una costante visionarietà speculativa; sono coinvolti (tra Kafka e Bergman) in «processi mentali»; nei loro percorsi si confrontano (come chiarisce Paolo Ruffilli nella postfazione di Poca luce) in «idee che generano parole».
978-88-8419-099-1
2002
€11.00
Roberto Rossi Testa
è nato nel 1956 a Torino dove vive. Traduttore e saggista, ha pubblicato la raccolta di poesie Stanze della mia sposa (1987), Poca luce (2002), Eunoè (2005), Sposa del vento (2007) e la raccolta di racconti Storie di dèi e di animali (1995).