Gian Piero Bona
POEMA FATIDICO DELL'IGNORANZA E DELLA MORTE
Una grande ombra sembra incombere e per contrasto illuminare il poema, quella del De rerum natura di Lucrezio, col suo atomismo di radice epicurea. La metamorfosi, la mutazione perenne, il dissolversi e il ricomporsi delle forme, la molteplicità sono per Bona il vero fondamento della realtà, che solo il poeta può cogliere. Prima che un’estetica o una poetica, questo è il postulato che sfugge alle argomentazioni dei logici. In questo poema la meditazione, la ragione, non portano per procedimento induttivo a conclusioni logiche. In esso non è un procedimento, ma un presentimento. L’incontro con la morte è descritto come un sogno. Sarà dunque il Leopardi degli idilli, e dell’infinita vanità del tutto, dell’Appressamento della morte, il più prossimo antecedente di questi canti. Davanti alla morte chiederà il tuo spirito / un soccorso come fa il rosignolo / che gorgheggia nel silenzio dell’estate / e non sa chi gli ha dettato le sue note / … La morte complice, la morte ladra, apparirà alla fine pietosa al chiaro di luna. Spetterà infine all’artista, a lui solo, testimoniare il senso della vita e della morte, di fronte all’ignoranza e alle tempeste che avvolgono il tutto, perché l’artista è l’unico che legge / ad alta voce il libro della vita, / la sola mano che distende al bacio / dell’aurora le rughe della guancia del mondo. Marco Graffigna
- 978-88-8419-871-6
- 2018
- €15.00
Gian Piero Bona (1926): sessant’anni di poesia, teatro, narrativa, traduzione e di amicizie quali Cocteau, Comisso, Soldati, Flaiano, Visconti, Ionesco, e oggi una posizione se non altro “sorprendente” nella storia della nostra letteratura contemporanea.