Edith Wharton
SCENARI ITALIANI
Introduzione di Attilio Brilli, traduzione di Simonetta Neri
Scenari italiani di Edith Wharton è il più affascinante «viaggio in Italia» scritto dopo Goethe e dopo Stendhal. E lo è per quel suo consapevole frapporsi fra il viaggio sette-ottocentesco, con le sue categorie estetiche e le sue lentezze, e il turismo moderno con i suoi sguardi frettolosi gettati su luoghi inesorabilmente omogeneizzati. Quello della scrittrice americana è un viaggio moderno che ingloba una lunga tradizione per trarne il succo e poi trascenderla in nome della propria autonomia culturale ed estetica, un’autonomia che va oltre la lettura gotica di Ruskin, oltre l’aureo rinascimento di Pater o le sensazioni di Bourget in favore di una visione più eclettica della civiltà italiana. Protagonista del libro è infatti il paesaggio, anzi potremmo dire che questi ‘scenari’ compongono il più bel libro che sia stato scritto sul paesaggio italiano e sul modo in cui lo si debba osservare e conservare. Pur essendo ben lontana dal presagire le geremiadi del viaggio italiano di Ceronetti, straordinariamente attuali si rivelano alcuni moniti che Edith Wharton enuncia nel corso dei suoi itinerari, a cominciare dagli italiani ai quali rimprovera l’eccessiva tendenza a impoverire il territorio trasferendone le opere d’arte nell’atmosfera asettica dei musei, ai collezionisti d’oltreoceano che quel territorio contribuiscono a depredare. Senza contare che gli itinerari della nostra viaggiatrice si rivelano ancor oggi inconsueti, se non inediti, e in grado di restituire al turista l’illusione momentanea di farsi viaggiatore.
- 978-88-8419-502-9
- 2011
- €12.00
Edith Wharton (New York, 1862-Val d’Oise, 1937) scrittrice statunitense che vive tra gli Stati Uniti e l’Europa. Dopo un iniziale periodo in Italia a cui dedica un romanzo, alcuni racconti e Scenari italiani (Italian Backgrounds, 1905), si trasferisce in Francia. Fra i suoi romanzi più celebri: Ethan Frome (1911), L’usanza del paese (The Custom of the Country, 1913) e L’età dell’innocenza (The Age of Innocence, 1920) in cui affronta il difficile rapporto fra la società americana, pregiudizialmente ‘innocente’ e la corruttrice Europa. Il periodo italiano è ricostruito nella struggente autobiografia Uno sguardo indietro (A Backward Glance, 1934).