Massimiliano Majnoni
«SOPRAVVIVERE ALLE ROVINE»
Diario privato di un banchiere (Roma 1943-1945)
a cura di Marino Viganò; presentazione di Francesca Pino; prefazione di Daniele Menozzi
Nobile, di sentimenti cattolico-liberali, Massimiliano Majnoni è uomo di raffinata cultura, genealogista, bibliofilo, epistolografo e diarista. Acuto osservatore del suo tempo, nei diari lascia un affresco che restituisce la complessità del periodo storico di cui è testimone, sullo sfondo delle vicende specie della Seconda guerra mondiale: la liberazione della capitale nel 1944, la caduta della monarchia, la costruzione dello stato repubblicano. Si propongono qui i diari scritti fra l’11 luglio 1943 e il 29 giugno 1945, mentre Majnoni è a capo della Rappresentanza di Roma della Comit, autentico crocevia dell’antifascismo militante. La storia italiana di quegli anni, dal crollo del regime fascista al lento, complesso lavorìo di ricostruzione del tessuto civile e democratico del paese, fa capolino in queste pagine. Le conoscenze di Majnoni negli ambienti di corte, dell’aristocrazia romana e della Santa Sede gli consentono, infatti, di avere accesso a luoghi, personaggi e informazioni riservate che vengono poi annotate e puntualmente commentate. Tuttavia, questo diario non è solo una fonte per ricostruire fatti storici rilevanti, ma è anche l’opera di un raffinato osservatore della «commedia umana», dotato di una rara capacità di indugiare sulla propria e altrui umanità, sulle proprie e altrui debolezze, di individuare e descrivere i tipi umani e i processi in atto e di saper distinguere, tra i molti comprimari, gli autentici protagonisti, di cui lascia penetranti ritratti. «Sopravvivere alle rovine. E rinnovarsi» – scrive Majnoni il 6 agosto 1944 – «Ma bisogna per questo essere pessimisti. Se si è ottimisti le sopravvenienze son sempre passive».
- 978-88-8419-642-2
- 2013
- €60.00
Massimiliano Majnoni d’Intignano (Incino d’Erba 1894-Roma 1957) riceve una formazione attenta ai «doveri di stato» e ricca di spiritualità. Capitano degli Alpini, si batte nella «guerra bianca» sull’Adamello; poi è inserito nelle missioni diplomatiche per la pace di Versailles e in Caucaso nel 1919-20. Entrato nella Banca Commerciale Italiana nel 1920, lavora presso il Servizio Estero e alla filiale di Como, impegnandosi nei primi anni ’30 nelle riforme organizzative poste in essere da Raffaele Mattioli e da Giovanni Malagodi; nel 1935 è distaccato nella capitale come capo della Rappresentanza di Roma. Richiede il pensionamento nel 1947, per potersi dedicare a due delle sue passioni: l’agricoltura e l’archivistica. I suoi diari – scritti tra il 1908 e il 1957 – mostrano l’impegno nel riordinare le carte personali e di lavoro fino all’ultimo foglio, nella consapevolezza del loro valore di testimonianza.
Marino Viganò (Varese 1961), laureato in scienze politiche all’Università Cattolica di Milano, dottore in storia militare a Padova, ha svolto attività per fondazioni pubbliche, bancarie, private e istituti universitari. Consulente di enti governativi all’estero (Commissione indipendente d’esperti «Svizzera-seconda guerra mondiale») e in patria («Commissione Anselmi» sui beni dei cittadini ebraici), è autore o curatore di svariati volumi, tra i quali: Ribelle. Nell’Ossola insorta con Beltrami e Di Dio (novembre 1943-dicembre 1944), di Aristide Marchetti, Milano, 2008; Il Ticino e la guerra. Politica, economia e società dal 1939 al 1945, Lugano, 2009; Missione «Nemo». Un’operazione segreta della Resistenza militare italiana (1944-1945), di Francesco Gnecchi Ruscone, Milano, 2011.