Giuseppe Rensi
SPINOZA
Una lettura «rivelatrice e straordinaria», è stato scritto di questo breve e appassionato volume, pubblicato inizialmente nel 1929, e in seguito aggiornato e ampliato nel corso degli anni. Pur dalla sua prospettiva di outsider della filosofia, Rensi fu, per molti aspetti, un lucido commentatore di Spinoza, come gli riconobbero molti, tra cui Guido Ceronetti, che ammirò quest’opera. Entrambi furono accumunati da un’idea: l’esistenza di un doppio Spinoza. D’altronde, anche un altro straordinario lettore di Spinoza, Lev Šestov, che a sua volta ne trattò ampiamente la figura e la dottrina, scrisse: «L’autentico Spinoza assomiglia ben poco all’immagine che di lui ci ha lasciato la storia.» Tutti loro lessero il filosofo olandese con la lente, apparentemente scandalosa, dell’irrazionale. Fin dall’inizio, nello scrivere di «Baruch», Rensi non volle muoversi da storico della filosofia, esporlo storicamente, a freddo, come si storicizza un relitto del passato relegato in un polveroso museo delle cere. E ancor meno attenersi all’immagine convenzionale del dogmatico, del razionalista puro stretto nella fredda morsa dello schematismo matematico, per cui Spinoza, infine, è passato alla Storia. La scarna costruzione del filosofo non era tutto: qualcosa di poetico, secondo Rensi, si celava dietro le metalliche formule geometriche. Insomma, la «corrente Spinoza» – un pensatore in cui Rensi trovava solide conferme per il suo stesso pensiero – continuava a scorrere sotterranea, viva, incandescente e immortale.Questa edizione, in particolare, riporta entrambe le versioni del saggio: quella pubblicata nel 1929, quando Rensi era ancora in vita, e quella più estesa, apparsa postuma nel 1941. Inoltre, per la prima volta, nell’Appendice sono stati aggiunti due testi antecedenti alla prima edizione, dove troviamo le prime tracce delle considerazioni di Rensi su Spinoza: Platone commentato da Spinoza e Kant tratto da Il genio etico (1912), e Spinoza, pubblicato in Autorità e libertà (1926). L’edizione è ulteriormente arricchita da un contributo inedito di Guido Ceronetti.
- 978-88-8419-964-5
- 2019
- €15.00
Giuseppe Rensi , nato a Villafranca di Verona nel 1871, si laureò in giurisprudenza nel 1893 e iniziò la sua carriera come avvocato. Militante socialista, fu costretto a rifugiarsi in Svizzera dopo i moti del 1898. Tornato in Italia, insegnò filosofia negli atenei di Ferrara, Firenze e Messina, e poi, per parecchi anni, presso l’Università di Genova, prima di perdere la cattedra a causa della sua opposizione al fascismo. Giornalista politico, filosofo, saggista, implacabile avversario del neoidealismo, pubblicò un gran numero di opere, alcune delle quali ristampate di recente, tra cui Il genio etico e altri saggi (1912), Lineamenti di filosofia scettica (1919), Apologia dello scetticismo (1926), Spinoza (1929), Aporie della religione (1932), La filosofia dell’assurdo (1937). Dopo la sua morte, avvenuta a Genova nel 1941, sono apparsi altri libri importanti, quali La morale come pazzia (1942), Lettere spirituali (1943), Il sale della vita. Saggi filosofici (1951).