Francesco Guicciardini
STORIA D'ITALIA
libri I-VI (1492-1505); libri VII-XIII (1506-1520); libri XIV-XX (1521-1534)
a cura di Ugo Dotti
Superati ormai da qualche tempo i cinquant’anni – morirà appena compiuti i cinquantasette –, pressoché conclusa la sua carriera politica dopo i disastri della Lega di Cognac, il sacco di Roma e il papa Clemente VII asserragliato col collegio cardinalizio in Castel Sant’Angelo, Guicciardini, nella solitudine della sua villa di Santa Margherita in Montici, iniziò quella sua Storia d’Italia che non solo fu la prima storia del nostro paese studiata nel suo complessivo svolgimento sullo sfondo di tutte le vicende europee, ma che fu soprattutto avvertita come la storia stessa della fine della preminenza italiana durata per almeno tre secoli: con la metà circa del secolo decimosesto siamo infatti alla pressoché definitiva sanzione della supremazia spagnola sia da noi sia in tutta Europa. L’Italia di Lorenzo il Magnifico, morto nel 1492, non esiste più; poco più di quarant’anni dopo, nel 1534, data della morte di Clemente VII e ultimo traguardo della narrazione guicciardiniana, il primato europeo passerà prima alla Spagna e quindi alla Francia: questa Storia pertanto, è il tragico ritratto della scomparsa di un paese – il nostro – che aveva educato il mondo, se non a reggersi come Stato, a istituirsi come fonte di civiltà, di cultura, di sapere giuridico e, non da ultimo, come sorgente di arte bella e di libero pensare. Ormai l’Italia, divenuta definitivamente la sede del Papato, ripiegherà sempre più decisamente verso la Controriforma spagnoleggiante, e le tragiche vicende di un Paolo Sarpi, di un Bruno o di un Galilei ne saranno il segno pressoché indiscutibile. Questa Storia di Guicciardini, che inizia proprio con la morte del Magnifico, è dunque il drammatico racconto di un primato definitivamente perduto ed anche per questo ancor oggi – se non proprio oggi soprattutto – varrà la pena di rileggerlo e rimeditarlo.
- 978-88-8419-724-5
- 2015
- €130.00
Francesco Guicciardini (Firenze 1483-Arcetri 1540), letterato e storico, intraprese gli studi di diritto canonico e civile a Firenze divenendo, nel 1505, lettore di istituzioni di diritto civile; fu poi ambasciatore in Spagna dal 1512 al 1514, allorché tornò a Firenze e ottenne cariche pubbliche. Avvocato concistoriale e governatore di Modena (1516-24), nel 1524 ebbe la presidenza della Romagna. Nel 1529 il governo fiorentino lo dichiarò ribelle e ne ordinò la confisca dei beni. Ritiratosi a Roma, tornò a Firenze soltanto dopo la caduta della repubblica (24 settembre 1530). Tornati i Medici, fu ancora tra i sostenitori della famiglia; caduto in disgrazia si ritirò nella sua villa di Arcetri, ove si dedicò, sino alla morte, alla compilazione della Storia d’Italia. Tra le sue opere, oltre ai Ricordi politici e civili (cominciati prima del 1525 e scritti in due riprese) e alle Storie fiorentine (1509), restano fondamentali il Dialogo del reggimento di Firenze (iniziato nel 1521 e terminato nel 1525) e le Considerazioni sui discorsi del Machiavelli (1529). Del 1531 sono i Discorsi del modo di riformare lo stato dopo la caduta della repubblica e di assicurarlo al duca Alessandro.
Ugo Dotti professore emerito di letteratura italiana, ha particolarmente dedicato i suoi studi a Petrarca e a Machiavelli. Per l’editore Aragno ha pubblicato, oltre all'intero epistolario, il De remediis utriusque fortunae e la Vita di Petrarca. Ha quindi edito la prima traduzione integrale del Policratico di Giovanni di Salisbury, la Storia d’Italia di Francesco Guicciardini e la Istoria del concilio tridentino di Paolo Sarpi.